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Biologia ed allevamento della formica Crematogaster scutellaris L’ubiquitaria famiglia dei formicidi annovera specie comuni anche in Italia. Proprio per
la facilità con cui può essere reperita ed allevata, Crematogaster scutellaris rappresenta la specie
ideale per chi voglia osservare da vicino le complesse dinamiche sociali di questo
evoluto gruppo di imenotteri.
Classificazione e distribuzione dei formicidi La famiglia
dei formicidi, unico taxon comprendente tutte le formiche,
annovera 11 sottofamiglie comprendenti all’incirca 300 generi, ed
un numero di specie note abbondantemente superiore a 10.000.
Appartenente all’ordine degli imenotteri, la famiglia dei
formicidi si è originata presumibilmente tra i 170 e i 120
milioni di anni fa, ma i fossili più antichi di cui disponiamo
sono stati datati a 80 milioni di anni fa. La radiazione evolutiva delle
formiche parte probabilmente all’inizio del Terziario, e
già nell’Oligocene e nel Miocene esse cominciano ad avere
una grossa importanza in termini di biomassa, come ci è
testimoniato dal consistente numero di fossili risalenti a tali
periodi. Le formiche sono diffuse su tutti i continenti, fatta
eccezione per l’Antartide; tuttavia alcune zone, come
l’Islanda, la Groenlandia, parte della Polinesia ed alcune remote
isole degli oceani Atlantico e Indiano, mancano di specie native (Wilson
e Taylor 1976). Biologia e diversità dei formicidi
Alcuni caratteri morfologici contraddistinguono gli imenotteri
formicidi: le antenne a gomito, la ghiandola metapleurale
(organo deputato alla secrezione di acido metanoico) ed il secondo
segmento addominale tipicamente conformato e denominato peziolo
(forma una stretta congiunzione tra il torace e l’addome e
può essere costituito da uno o due tergiti). Le
formiche sono insetti olometaboli, e compiono pertanto una
metamorfosi completa che parte dall’uovo e comprende gli stadi di
larva e pupa;
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le larve sono solitamente immobili e vengono nutrite dagli
individui adulti tramite rigurgito di cibo; tale pratica prende il nome
di trofallassi.
L’appartenenza alle varie caste, in alcune
specie piuttosto numerose ed eterogenee dal punto di vista morfologico
(si parla di operaie minori, medie e grandi),
è determinata dal tipo di nutrizione fornito alla larva durante
lo sviluppo. E’ importante ricordare, inoltre, che nelle formiche
(e negli imenotteri in generale) si ha partenogenesi arrenotoca,
ovvero i maschi nascono da uova non fecondate e sono di fatto
aploidi. Grande importanza, tra le formiche, ha la comunicazione
di tipo chimico; largo uso di feromoni viene fatto allo scopo di
convogliare le foraggiatrici su fonti trofiche di vario genere,
ma vi sono numerosi altri ambiti in cui tale tipologia di comunicazione
trova il suo utilizzo. Tra le numerose categorie, si ricorda
l’esistenza di feromoni d’allarme e di un particolare
feromone con cui la regine inibisce, in alcune specie, lo sviluppo delle
gonadi delle operaie. Dal punto di vista
dell’organizzazione sociale, le formiche presentano una larga
varietà di forme soprattutto in base al loro grado di
primitività: alcuni generi più antichi annoverano
solitamente specie caratterizzate da società di ridotte
dimensioni, i cui individui cacciano singolarmente e a vista, facendo un
uso limitato della segnalazione chimica; in altri generi si giunge ad
una notevole complessità, con la compresenza di numerose caste
morfologicamente differenti, il largo uso della comunicazione di tipo
chimico, la messa in atto di complessi comportamenti cooperativi,
nonché il numero elevatissimo di componenti della colonia. |
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