La famiglia dei formicidi, nella sua radiazione evolutiva, ha
intrapreso molte volte la strada della specializzazione, giungendo a
forme che sia a livello individuale che a livello coloniale si sono
profondamente modificate rispetto ai fattori più disparati. Vi
sono ad esempio forme adattate al salto (genere Harpegnatos),
forme con particolari mandibole a scatto adatte alla caccia dei
collemboli (genere Odontomachus), o forme resistenti
all’immersione in acqua per giorni o settimane (alcune specie del
genere Formica). Per quanto riguarda gli adattamenti di gruppo,
non possiamo fare a meno di citare la tribù degli attini,
costituita da diversi generi che hanno evoluto la capacità di
coltivare un fungo, che rappresenta la loro unica fonte di nutrimento;
dal punto di vista prettamente etologico, possiamo ricordare invece il
genere Oecophylla, nel quale troviamo complessi comportamenti
cooperativi in cui un gruppo di individui si impegna a piegare e tessere
foglie che saranno utilizzate come nido. La lista delle
specializzazioni, ad ogni modo, è senza dubbio lunghissima.
Nascita, crescita, declino della colonia Per quanto riguarda
il “ciclo vitale” di una colonia di formiche, possiamo dire
che esso si costituisce essenzialmente di tre stadi, i quali si
susseguono nel corso del tempo: abbiamo infatti una fase di
fondazione, una fase ergonomica ed una fase
riproduttiva (Oster e Wilson 1978). La fase di fondazione
ha inizio con il volo nuziale: le regine vergini, alate,
abbandonano il nido nel quale sono nate e si accoppiano con uno o
più maschi, i quali muoiono entro poco tempo.
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Le regine
fecondate, una volta posatesi al suolo o su altre superfici, si staccano
le ali attraverso movimenti delle zampe centrali e posteriori atti a
rompere le suture basali delle ali stesse; in seguito trovano un posto
adatto alla nidificazione nel suolo o nel materiale vegetale, e
costruiscono una prima cella in cui si stabiliscono. Questo tipo di
fondazione è definito claustrale, in quanto la regina non
uscirà (in condizioni normali) per tutto il resto della sua vita;
esistono comunque numerosi altri metodi di fondazione, come vedremo in
seguito. Nel periodo successivo i muscoli alari e i corpi grassi
delle fondatrici vengono metabolizzati e convertiti in uova,
nonché in cibo destinato alle prime larve. Le sostanze nutritive
vengono impacchettate sottoforma di uova trofiche o di secrezioni
salivari specializzate. Con la nascita delle prime operaie ha
inizio la seconda fase del ciclo vitale, ovvero la fase ergonomica: i
primi individui sono funzionalmente efficienti, ma di dimensioni
ridotte. Tali operaie “miniaturizzate” sono caratterizzate
da un comportamento piuttosto timido, ma mettono in atto gli stessi
compiti eseguiti da operaie di colonie mature. Le operaie grandi
solitamente appaiono più tardi durante la crescita della colonia;
ad ogni modo, all’inizio di questa fase la loro taglia media
sarà più piccola che in seguito. L’esistenza di
queste forme è un fenomeno universalmente diffuso tra le
formiche, non solo nei gruppi più evoluti (Wood e Tschinkel
1981). Quando la prima generazione di operaie raggiunge lo stadio
adulto, la nuova colonia subisce una trasformazione radicale. La regina,
fino a tale momento interamente responsabile dell’intera
potenziale colonia, inizia a dedicarsi solo ed esclusivamente alla
deposizione delle uova; sono le operaie che si fanno carico di tutti i
compiti rimanenti, incluso quello di nutrire la regina stessa. |