Allevamento
Dal punto di vista dell’allevamento, possiamo dire che questi pesci
non presentano particolari difficoltà nemmeno per l’acquariofilo
principiante; una questione sulla quale si è discusso per lungo tempo è
quella riguardante l’aggiunta di sale marino all’acqua, che in certi
testi (sia datati che recenti) è definita come indispensabile. Si sa per
certo che alcune specie di molly vivono in acque salmastre, e che alcuni
esemplari siano stati persino trovati in mare; ciò che non è tenuto
abbastanza in considerazione è che il sottogenere Mollienisia
(che tra l’altro in svariati testi ed articoli scientifici è denominato
Mollienesia) occupa un areale molto esteso, comprendente una
grande diversità di habitat sostanzialmente differenti dal punto di
vista ecologico. Pertanto, se per alcuni esemplari di certe popolazioni
naturali l’aggiunta di sale marino all’acqua può essere indispensabile
allo scopo di ottenere una buona salute, per altri essa può rivelarsi
quantomeno “indesiderata”; inoltre, molte piante acquatiche disponibili
nei negozi d’acquari soffrono un’eccessiva presenza di sali. Da alcuni
articoli sull’argomento risulta che vi sia solo una “razza” di P.
velifera, che vive in Florida, in grado di vivere senza problemi in
acqua salata, e che comunque, anche tra i molly non comuni quanto P.
velifera o P. latipinna, vi siano specie con popolazioni
viventi in acque interne e popolazioni viventi in lagune costiere.
Sempre sulla “questione del sale” è opportuno puntualizzare che, a
causa della facilità nella riproduzione in cattività e della prolificità
di questi animali, sono nati nel corso degli anni veri e propri ceppi
d’acquario (per non parlare delle varietà) che si sono probabilmente
adattati alla vita in acqua dolce pura; una certa adattabilità è
sicuramente in parte dovuta al fatto che le differenti specie di molly
non disdegnano affatto di incrociarsi tra loro, e ciò si traduce in una
larga produzione di ibridi di varia natura che dilazionano ancora di più
il concetto di “popolazione d’acqua salmastra” o “popolazione d’acqua
dolce”. Pertanto, se assumiamo che il sale non sia indispensabile
nell’allevamento dei molly,
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diciamo che probabilmente, piuttosto che di
acqua salata (con cloruro di sodio, NaCl), questi pesci hanno bisogno di
un’acqua piuttosto dura, come quella che proviene dalla maggioranza dei
rubinetti: nelle loro zone d’origine la maggior parte delle rocce ha una
composizione calcarea.
Per ciò che concerne la riproduzione in vasca di questi animali,
possiamo dire che essa è piuttosto facile da ottenere, e che sono
sufficienti condizioni di normale ossigenazione e di pulizia dell’acqua
perché essi si comportino come farebbero nel loro ambiente naturale. I
molly sono piuttosto prolifici, anche se non quanto i loro “cugini”
guppy (P. reticulata); anche nel loro caso, infatti, il problema
della riproduzione si inverte, e diventa più difficile prevenire gli
accoppiamenti piuttosto che indurli.
Parliamo a questo punto di riproduzione in acquario in maniera più
strettamente pratica.
Dopo aver acquistato diversi esemplari di molly, ed averli tenuti per
qualche tempo insieme (capita tuttavia piuttosto frequentemente di
acquistare femmine già gravide), si potrà notare ad un certo punto un
ingrossamento della zona ventrale della femmina, segno sicuro dello
sviluppo di uova fecondate; la fecondazione nei pecilidi è interna,
ovvero avviene all’interno della cloaca della femmina. La pinna anale
del maschio, come già accennato, è trasformata in un gonopodio dotato di
una sorta di uncinetti con i quali viene fissato all’interno
dell’apertura urogenitale della femmina al momento dell’accoppiamento.
Quest’ultimo richiede un perfetto sincronismo dei movimenti dei due
riproduttori, il quale può esistere solamente quando la femmina è pronta
per la riproduzione.
Con l’aiuto di una piccola scanalatura nel
gonopodio, viene trasportata nel corpo della femmina una piccola
quantità di sperma raggruppata in un pacchetto, la quale servirà per la
fecondazione di un grande numero di uova (e ricordiamo che solo parte di
questi spermatozoi verrà utilizzata per la fecondazione, mentre un’altra
parte verrà conservata per deposizioni successive, fino a diversi mesi
di distanza). |