Classificazione tassonomica ed
evoluzione L’ordine dei cheloni appartiene alla sottoclasse degli
anapsidi, della classe dei rettili. I cheloni, infatti, presentano
marcati caratteri distintivi che li disgiungono dal resto dei rettili,
quali: capo largo e breve, presenza di corazza a scudi cornei e assenza
di depressioni e forami nelle regioni temporali del cranio. Il loro
più visibile elemento di distinzione, la corazza, è una struttura che
con molte probabilità ha determinato l’enorme successo evolutivo dei
cheloni (in concomitanza con altri importanti fattori di adattamento ed
evoluzione). Tale struttura, dai ritrovamenti fossili che testimoniano
le linee dello sviluppo evolutivo, è presente da almeno 220 milioni di
anni (periodo Triassico) nell’ancestrale ordine dei cheloni, ed ha
subito minime variazioni e modifiche nel corso delle ere, ad ulteriore
testimonianza dell’utilità evolutiva di tale complesso. Ritrovamenti
fossili di Testudo hermanni o altre specie comunque ascrivibili
al gruppo sono stati rinvenuti in siti europei datati da 1,8 milioni di
anni fa (periodo di transizione tra il Pliocene e il Pleistocene) fino
al Neolitico, con un picco negativo nei rinvenimenti nel periodo
compreso tra 25.000 e 10.000 anni fa, dovuto probabilmente al culmine
dell’ultima glaciazione (risalente a 18.000 - 10.000 anni fa). Al
contrario, purtroppo, il loro futuro non appare molto positivo: il
numero di specie in pericolo di estinzione è elevato, e in ogni caso la
minaccia è riconducibile all’azione umana, sia per distruzione e scarsa
tutela dei loro habitat naturali, sia per attività illecite e immorali
che avvengono nei loro confronti (ad es. prelievo dallo stato libero,
mercato degli animali da compagnia, detenzione indiscriminata, ecc.).
Le specie viventi appartenenti ai cheloni sono circa 250, organizzate
in 70 generi, ma il numero è destinato a variare a causa di continue
revisioni tassonomiche e scientifiche.
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Testudo hermanni Gmelin
1789 (testuggine italiana, testuggine comune o testuggine di Hermann)
appartiene al più numeroso sottordine dei criptodiri, che a differenza
dei pleurodiri, effettuano il movimento di ritiro della testa
all’interno della corazza mediante flessione verticale (anziché
orizzontale come nei pleurodiri) delle vertebre cervicali; tirando il
collo all’indietro l’apertura anteriore tra carapace e piastrone viene
completamente occlusa dalle zampe, che possono occupare tutto lo spazio
laterale. Scendendo nella posizione tassonomica, la troviamo inserita
nella superfamiglia dei testudinoidei, famiglia testudinidi, gruppo di
specie terrestri con corazza particolarmente robusta e forma molto
convessa. Generalità e apparato digerente Le Testudo
hermanni, ovviamente, rientrano nel gruppo delle tartarughe
terrestri che conducono un regime alimentare strettamente vegetariano.
In particolare svolgono all’interno dell’ecosistema ruolo di
consumatori primari (eterotrofi di 1° livello) o erbivori
(che si nutrono di organismi fotosintetici produttori). L’apparato
digerente di una Testudo hermanni, sotto certi aspetti, è
riconducibile a quello dei mammiferi: lo stomaco produce grandi quantità
di enzimi digestivi (che si attivano con temperature di circa 30°C), il
pancreas e il fegato producono rispettivamente enzimi e sali biliari; la
digestione è tuttavia maggiormente complessa a livello intestinale
(l’intestino è molto sviluppato come in tutte le specie erbivore). La
flora intestinale che si trova nell’appendice e nell’intestino crasso è
la responsabile dei processi fermentativi che favoriscono
l’assimilazione delle sostanze nutritive ingerite con l’alimento. Il
cibo naturalmente reperibile è totalmente privo di frazioni lipidiche,
minime frazioni proteiche (esclusivamente di natura vegetale), minime o
assenti frazioni glucidiche dei carboidrati di riserva, ma abbondanti
frazioni glucidiche dei carboidrati strutturali (elevato tenore in fibra
grezza). |